“Tididi-Tididi-Tididi”. Cazzo la sveglia. La spengo e mi alzo contemporaneamente. Oggi ho un sacco di cose da fare, non devo perdere nemmeno un minuto. Infilo le ciabatte rincorrendole per il pavimento. Metto la vestaglia, apro i balconi, piove. Bella giornata di merda.
Vado in bagno, faccio pipì e caccio uno sbadiglio che mi blocca la mandibola per 3 secondi. Me la sistemo con la mano ed ora sono ufficialmente sveglia. È finita la carta. Minchia ma che giornata di merda! La cerco rimanendo seduta sul water creando posizioni improbabili. La vedo! È sopra al termosifone. L’afferro e mi ritrovo aggrappata al water con le gambe come stessi cavalcando il toro delle giostre. Vabbè basta perdere tempo che è tardi! Mi alzo, vado in cucina. Spalanco la porta finestra che in casa c’è aria viziata. Guardo il lavandino. Ci sono ancora gli avanzi di ieri sera sul piatto. Prendo la forchetta e inizio a svuotare il tutto sul cestino dell’umido. Ecco cosa devo fare. Svuotare tutti i cestini prima di stasera che domani passano per la raccolta differenziata. Decido di farlo subito, chiudo i sacchetti con lo spago e li metto vicino alla porta così prima di uscire mi ricordo. Bene, fatta anche questa. Mi lavo le mani e mi infilo in doccia. Dieci minuti di acqua bollente è proprio quello che ci vuole. Esco, mi asciugo, metto la crema e mi spunto qualche pelo sulle gambe, maledetta ricrescita. Asciugo i capelli a caso, un filo di trucco e ora passiamo al momento più difficile. Che cazzo mi metto? Inizio a spostare i vestiti sopra al letto, in cerca di qualcosa che non esiste. Ho sempre le solite cose, che palle. Metto il vestito nero che ho appena lavato, quello che mi sta benissimo. In un attimo son pronta. Infilo gli stivali, metto acqua e fazzoletti in borsa e son pronta. Ah no un po’ di profumo. Perfetto. Giubbotto, borsa, ombrello e sacchetti delle immondizie. Ho tutto.
Esco, chiudo a chiave tenendo l’ombrello con i denti e scendo le scale di corsa che portano al seminterrato dove ci sono i contenitori condominiali per l’immondizia.
“Ultimo scalino e ci soooooo..” proprio in quel momento mi sento mancare il pavimento sotto i piedi. Il mio corpo è leggerissimo, sospeso, non ho più nulla in mano, nemmeno l’ombrello in bocca. Cambia la visuale davanti a me, non ho più la porta dello scantinato ma il soffitto grigio con delle borse fluttuanti. Capisco al volo la situazione. Mi accascio a terra fra il pavimento e l’ultimo gradino. Chiudo istintivamente gli occhi per poi riaprirli e vedere a pochi centimetri dal mio naso un sacchetto che sta per cadermi in testa. Li richiudo nello stesso momento in cui una borsa biodegradabile esplode sulla mia faccia spurgando ogni tipo di nefandezza. L’acido degli avanzi di casa mia è riversato completamente su di me. Mi è entrato in bocca, nelle narici, nei condotti lacrimali degli occhi. Riesco a sentire la polpa dell’arancia e un retrogusto di prosciutto crudo andato a male. Sento ossicini di pollo e melanzane ammuffite. Sento il sugo di pomodoro di mia madre che non è mai stato così acido. Sento il tanfo del melone fuori stagione. Sento che devo vomitare. E mi vomito addosso. Il rigurgito si mescola con l’immondizia su di me. Sembro una che fa stile libero nelle fogne. Una sopravvissuta all’esplosione di un obeso. Faccio schifo, ribrezzo. Non riesco più a respirare.
Svengo.